Pennapiedimonte: profilo storico archeologico

II territorio di Pennapiedimonte, prevalentemente montuoso, si spinge fino ai 2692 m di Monte Focalone; ? caratterizzato da una profonda valle, percorsa dal torrente Avello, che lo attraversa da ovest ad est originando due ampi e ripidi versanti, quello del monte d'Ugni e quello della Maielletta, abbracciati e uniti a semicerchio dalla dorsale di Monte Cavallo. Le testimonianze dell'et?paleolitica provengono in gran parte dai versanti in quota del territorio pennese. Nella zona del Block-Haus indagini condotte nel 1954 da Antonio Mario Radmilli portarono al rinvenimento di alcuni manufatti riferibili al Paleolitico Medio e Superiore, mentre nel 1967 Elia Taraborrelli vi raccolse oltre sessanta strumenti di un'industria del Paleolitico Inferiore-medio, associata all' Uomo di Neanderthal, datata 125/90000 anni fa. Manufatti di selce provengono anche dalla dorsale di Monte Cavallo e dall' area della sorgente situata nei pressi di Grotta del Cavone, lungo il sentiero che porta verso l'anfiteatro glaciale delle Murelle. Le tracce di un insediamento di et?neolitica sono state individuate in localit? San Silvestro, appena fuori del centro abitato di Pennapiedimonte, durante i lavori di scavo di una necropoli italica condotti dalla Soprintendenza Archeologica di Chieti. La presenza nella zona degli uomini del Neolitico ? confermata dal rinvenimento di qualche piccola punta di freccia in selce lungo il versante meridionale del canyon dell'Avella. All'abitato neolitico di San Silvestro se ne sovrappose uno, pi?recente, dell'et?del bronzo, quasi certamente da collegare, in una consolidata attivit?di pastorizia e transumanza a corto raggio, con un accampamento temporaneo pastorale segnalato sul Block-Haus sia da Radmilli che dall' archeologo inglese Graeme Barker. L'et?del ferro ?documentata dalla necropoli del VI-IV secolo a.c. scoperta in localit? San Silvestro, da dove provengono anche scarse tracce di una frequentazione in epoca romana imperiale, quando Pinna e l'Avella venivano ricordate da Silio Italico nell'ottavo libro delle Puniche. Tombe italiche sarebbero state rinvenute anche nelle contrade Famocchiano e San Giovanni, ma mancano tuttora riscontri alle testimonianze locali. A Domenico Di Marco si deve la segnalazione di una struttura interrata in localit?Colle Francesco, ai confini con Palombaro, probabilmente una fattoria o una villa rustica romana, che non ?mai stata portata alla luce.
Il medioevo vide sorgere, nel X secolo, il monastero di Santa Maria lungo il corso del torrente Avella, ai piedi del centro abitato. Scarse sono le notizie che lo riguardano: nel 1070 Massarello, figlio di Giovanni, lo don?con tutte le sue pertinenze all'abbazia di San Salvatore a Majella. Tra le chiese sottoposte al monastero dell'Avella vi erano San Giovanni, Santa Lucia e San Silvestro, di cui sopravvivono solo i toponimi nei luoghi ove sorgevano. Santa Maria dell'Avella ricompare nell'inventario dei beni dell'abbazia maiellana redatto nel 1365, ma nelle visite apostoliche della fine del '500 viene ricordata abbandonata e in parte gi?crollata; oggi non restano che pochi ruderi, sempre meno leggibili. Grangia montana del monastero dell'Avella era la grotta Fratanallo, posta lungo lo stesso versante alla quota di circa 950 m. La localit?non viene menzionata nei documenti dell'epoca, ma alcune strutture murarie ancora visibili e un'antica tradizione, ancora viva, che ricorda la presenza dei monaci, portano ad ipotizzarvi l'esistenza di una piccola dipendenza del monastero, forse utilizzata per condurre al pascolo le greggi.
Oltre all'abitato di Pennapiedimonte, nel medioevo chiamato "Castrum Pinnae o Castro Pende Pedemontis", gi?menzionato in una bolla di Papa Alessandro II (1069-1073), esistevano i centri di Famocchiano ("Castrum Fameclani") a nord e di Ugni a sud. Del primo non rimane traccia, a causa della fortissima erosione dei calanchi argillosi che coronano le sorgenti del torrente Laio. Il secondo era ubicato ai piedi del Monte d'Ugni, che costituiva buona parte del territorio del feudo omonimo, su un'altura oggi chiamata Piana d'Ugni, o Piana Martino; si ignorano i motivi per cui venne abbandonato alla fine del medioevo, quando la popolazione si disperse tra Pennapiedimonte e Palombaro, ma ?ancora viva la leggenda che attribuisce la fuga degli abitanti ad una invasione di formiche giganti. Lungo il corso dell'Avella, in localit?Capolegrotti, sono visibili i ruderi di un mulino ad acqua, edificato presumibilmente agli inizi dell'800.

 


 


San Silvestro
Qualche centinaio di metri a valle del centro storico di Pennapiedimonte ?situata la localit?parzialmente urbanizzata di San Silvestro. L'area di interesse archeologico, che ha valorizzato un territorio altrimenti povero di emergenze storico-culturali, si trova al disotto della strada statale che conduce a Palombaro, su un ripido pendio terrazzato a scopi agricoli. Il rinvenimento fortuito di una tomba italica nell' agosto 1982, durante i lavori di realizzazione di un impianto sportivo, costrinse la Soprintendenza di Chieti ad un intervento d'urgenza per salvare i corredi funerari e per accertare la consistenza di un sito archeologico fino ad allora sconosciuto. Le undici tombe portate alla luce in un'area relativamente circoscritta rivelarono la presenza di una necropoli di cui ancora oggi si ignora l'estensione. L'elemento di maggiore interesse dello scavo fu la scoperta, nel terreno di risulta, di materiali e frammenti di epoche precedenti: l'impianto della necropoli italica aveva intaccato uno strato antropico preesistente, relativo a villaggi abitati insediatisi sul pendio scosceso dal Neolitico alla tarda Et?del Bronzo, senza interruzioni. Diversi frammenti ceramici e strumenti in selce di tecnica campignana proverebbero l'esistenza di un insediamento neolitico di pendio. Attivit?prevalente della comunit?doveva essere un'agricoltura di tipo non intensivo, soggetta ai capricci climatici e senza possibilit?di irrigazione, data l'altitudine dello stanziamento e la notevole pendenza del versante: non del tutto marginali, quindi, erano l'allevamento, la caccia e la raccolta. Frammenti fittili testimoniano la presenza di un villaggio protostorico, sovrappostosi all'insediamento neolitico. Tra i materiali si ?rinvenuta ceramica eneolitica e frammenti dell'Et?del Bronzo che si possono ascrivere alle cosiddette culture "appenninica" e "subappenninica", presenti su tutta la catena montuosa italiana. L'economia dell'epoca era basata sull'allevamento e sulla pastorizia stagionale a corto raggio, integrati dai prodotti dell'agricoltura e della caccia-raccolta, praticate nei dintorni dell'abitato. Le vie che i pastori dell'Et?del Bronzo percorrevano per condurre le greggi agli accampamenti temporanei estivi d'alta quota sono probabilmente le stesse che gli ultimi pastori di Pennapiedimonte praticano ancora oggi. Nel corso dei secoli VI-IV a.C., sul pendio che aveva ospitato gli stanziamenti neolitici e protostorici venne insediata una necropoli italica il cui impianto sconvolse le stratigrafie relative alle epoche precedenti. I corredi delle sepolture maschili comprendono armi in ferro (lance e pugnali) e in bronzo (tra cui un cinturone, che mostra ancora parti dell'imbottitura in cuoio), oltre a vasi e oggetti di ceramica. Nelle tombe femminili predominano diverse tipologie di ornamenti personali e monili, come fibule, vaghi di collana, pendagli e anelli. I materiali sono esposti nelle vetrine del museo Archeologico di Chieti, dove alcuni pannelli, curati dalla Dott.ssa Sandra Gatti, illustrano le stratigrafie e riportano i dati inerenti gli scavi.

   

 @ Comunità Montana della Maielletta zona "P" Pennapiedimonte, Guida lnterattiva al Territorio, Aprile 2000.
      Realizzazione "Creative Multimedia" Chieti.