Pennapiedimonte: La Geomorfologia

Presentazione: I valori molto elevati di energia di rilievo che si attuano tra le quote minima e massima nella Majella, determinano un forte potenziale dinamico per i processi di erosione. Le condizioni climatiche che si sono alternate nell'ultimo milione di anni, hanno provocato inoltre, particolari azioni di modellamento, tipiche della catena appenninica. In sintesi sulla Majella si riconoscono forme e depositi glaciali: circhi, rock glaciers, anfiteatri nivali, morene; forme carsiche: doline, karren su roccia o sotto copertura, inghiottitoi, grotte, terre rosse. forme di accumulo dei prodotti dell'alterazione fisico-chimica e di gravita: coni di detrito, frane di crollo. forme idrografiche: forre torrentizie fortemente condizionate dalla situazione litologica e strutturale e dall'evoluzione tettonica recente del rilievo. Le forme carsiche più antiche (policicliche), si rinvengono a sud di Monte Amaro. Questa area posta in posizione retrostante rispetto al margine della piattaforma cretacica, presenta anche fenomeni paleocarsici contraddistinti, da discontinui affioramenti di bauxite. A quote di poco inferiori sono incisi i circhi glaciali e gli anfiteatri di impluvio delle forre principali. Gli spartiacque che separano queste forme hanno spesso una superficie pianeggiante incisa o dentellata da forme carsiche evolute. I versanti dei rilievi si caratterizzano per le elevate pendenze interrotte da terrazzi morfologici (cengie) e superfici di erosione relitte. Le scarpate in roccia, che attualmente limitano la base dei versanti, sono anch'esse il risultato del sollevamento recente della Majella.

L'idrogeologia: La struttura carbonatica della Majella, come altri rilievi dell'Appennino Centrale, è caratterizzata da una circolazione delle acque prevalentemente sotterranea, in un mezzo la cui permeabilità è costituita da fratture e circuiti carsici. Le poche acque che non si infiltrano e scorrono in superficie, hanno carattere stagionale, e sono legate allo scioglimento delle nevi. La Majella è suddivisibile per gli aspetti idrogeologici in più settori di ricarica: sottounità che alimentano specifiche sorgenti basali (Verde, Aventino, Foro). Nella tavola 3 sono evidenziati i rapporti tra le principali sorgenti basali e la struttura del rilievo carbonatico. Per la Majella si individua in particolare un acquifero epidermico (relitto di un circuito ormai smembrato) e un importante circuito basale profondo. Le forre che solo stagionalmente sono percorse dalle acque, nel loro tratto terminale intagliano a volte la falda di base. Le principali sorgenti alla base del massiccio testimoniano un deflusso controllato soprattutto dalla circolazione per fessure e canali carsici.

Le grotte: La porosità delle rocce calcaree che sono il tipo litologico prevalente nella Majella e le fratture e faglie che le spaccano e le deformano (a seguito dei movimenti di orogenesi e di sollevamento), fanno si che gran parte delle acque e delle precipitazioni solide vengano assorbite in profondità (circa il 60%). Queste acque ipogee si muovono per gravita nelle fratture e i vuoti più ampi, le grotte, scavati chimicamente (carsismo). Analogamente alle acque di superficie, le acque ipogee lungo i fiumi sotterranei giungono a valle e tornano alla luce attraverso grotte e/o sorgenti. Riassumendo abbiamo:
-una zona montana di infiltrazione (carsismo epigeo);
-una zona di attraversamento (il cuore della montagna-carsismo ipogeo);
-una zona, radici della montagna, di serbatoio (falda freatica)dove tutta la roccia è imbevuta di acqua che poi defluisce dalle sorgenti.
Le forme carsiche e le grotte che si trovano nelle zone innanzi ricordate hanno delle caratteristiche specifiche: doline, valli cieche e inghiottitoi in alto; gallerie e canyon sotterranei nel cuore della montagna fino alle grotte di risorgenza delle acque. Quella parte delle acque che scorre in superficie ha scavato, sempre a seguito del sollevamento della catena, suggestive forre le cui pareti verticali mettono a giorno la parte più interna della montagna. Proprio sulle pareti delle forre, per erosione, sono esposte delle grotte, gallerie ormai fossili e tra queste anche risorgenze da cui non esce più l'acqua. La grotta del Cavallone, la grotta Nera, la grotta dei Faggi, la grotta delle Praje, sono parti di gallerie non più percorse dall'acqua.


La Grotta Nera: La grotta Nera è costituita da due grandi ambienti (sale). L'ingresso della grotta immette direttamente alla prima sala caratterizzata da un pavimento costituito da grandi blocchi. Questi sono stati prodotti da almeno tre fasi imponenti di crollo. In prossimità della parete in opposizione all'ingresso della grotta, l'abbassamento della volta e l'accumulo di blocchi di crollo, ha determinato un restringimento: è da qui che si perviene alla seconda sala. Anche in questo ambiente il pavimento è formato da blocchi di crollo, qui allineati ai piedi di una faglia che attraversa tutto il soffitto della sala. Nella prima sala sono presenti stalattiti poste in prossimità del restringimento, mentre nella seconda sala sono presenti numerose stalattiti e stalagmiti.Le caratteristiche mineralogiche delle stalattiti nella grotta Nera, sono alquanto insolite per la loro consistenza "plastica", detta "latte di monte". Sono uno degli aspetti più affascinanti di questa grotta.La grotta Nera e la grotta dei Faggi (non molto lontano dalla prima) per la loro posizione topografica e per l'estensione costituiscono, nella Majella, dei contesti ipogei con importanti informazioni per lo studio della geologia del Quaternario nella Majella.

La Geologia

La storia della geologia della Majella
La Majella costituisce il rilievo più orientale dell'Appennino Abruzzese, a circa trenta chilometri dalla costa Adriatica, caratterizzato dalla tipica forma a dorso di cetaceo da dove si innalzano le piramidi delle principali vette, con i 2800 metri di Monte Amaro, alla base delle quali sono particolarmente sviluppati apparati glaciali, ed ancora più in basso strette e profonde forre che troncano versanti modellati da forme carsiche. Gli organismi, sia animali che vegetali che popolavano gli antichi e meravigliosi fondali, si sono accumulati lentamente e conservati nelle rocce attraverso i processi di fossilizzazione nel corso di milioni di anni. Attraverso i fossili e le rocce i geologi hanno ricostruito l'ecologia e l'evoluzione degli antichi ambienti in cui si sono deposti gli strati, l'uno sugli altri per uno spessore complessivo di oltre tremila metri, hanno determinato l'età delle rocce e i meccanismi di sollevamento della montagna, ovvero: la storia geologica della Majella. Le rocce sedimentarie che costituiscono la Majella, infatti si sono formate in ambienti marini di scogliera e di laguna carbonatica a partire dal Giurassico, circa 200 milioni di anni fa, e sono in prevalenza costituite da calcari e dolomie, originatesi dalla deposizione di fanghi e detriti carbonatici, gusci di foraminiferi e molluschi o per processi legati ad organismi biocostruttori (Rudiste, Coralli, Briozoi, Alghe). Nell'Eocene (60 milioni di anni fa) e nel Miocene (25 milioni di anni fa) si hanno delle variazioni ambientali, si affermano infatti ampi litorali a fondo sabbioso, barre, falesie (calcari cristalli), caratterizzati da una fauna a macroforaminiferi prima (Nummulites), da alghe, bivalvi, echinidi. Verso Nord il mare si approfondiva e diveniva un bacino profondo. Gli edifici a scogliera nel Cenozoico sono più rari, limitati nello spazio e spesso di breve vita. Essi affiorano e sono osservabili su cima Pomilio e su Monte Amaro.
Successivamente durante il Pliocene (circa 6 milioni di anni fa) la Majella, che costituiva già una piccola isola, inizia ad emergere completamente e definitivamente dal mare; la struttura viene piegata (anticlinale) dalle spinte orogenetiche e traslata verso Est così come tutta la catena dell'Appennino centrale. Questo assetto geologico determina la caratteristica forma a cupola della montagna. Dal momento della sua emersione la Majella è stata sottoposta all'azione degli agenti esogeni che hanno modellato e trasformato di continuo la primitiva morfologia della montagna, determinando spettacolari forme naturali. Al continuo sollevamento della montagna ha corrisposto un relativo approfondimento delle forre e dei valloni, e sappiamo che le energiche incisioni che osserviamo oggi hanno avuto inizio circa 350.000 anni fa. Ma non tutte le acque che cadono sulla Majella scorrono in superficie, infatti la struttura carbonatica della Majella, simile a quella di altri rilievi dell'Appennino Centrale, è caratterizzata da una circolazione delle acque prevalentemente sotterranea, in un mezzo la cui permeabilità è costituita da fratture e grotte carsiche. Al carsismo, oltre alla formazione di numerose cavità (es. Grotta del Cavallone, Grotta Nera, Grotta delle Praje) sono dovute numerose e tipiche forme superficiali quali le doline, gli inghiottitoi, i campi solcati e le scannellature delle rocce. L'origine e l'evoluzione della Majella è avvenuta dunque lentamente nel tempo geologico: forre, grotte, doline, circhi glaciali, fossili e antiche scogliere... che costituiscono il suggestivo giardino di pietra della montagna sacra degli abruzzesi.

 @ Comunità Montana della Maielletta zona "P" Pennapiedimonte, Guida lnterattiva al Territorio, Aprile 2000.
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