Pennapiedimonte - Cenni
Storici
Le Origini:
La
leggenda vuole che
il Paese prenda origine da un villaggio indigeno denominato
"Pinna dei
Frentani", poi chiamato "Penna", ed infine Pennapiedimonte,
in riferimento
alla sua posizione pedemontana. "Pinna" ed "Avella" vengono
nominate da
Silio Italico (101 d. C.), nell' 8° libro delle guerre
Puniche, per indicare
i "Frentani" nella rassegna degli eserciti alleati con Roma.
L'antica Pinna,
appollaiata
allo sbocco della gola dell'Avella, includeva anche i
villaggi di "Famocchiano",
(Fanulum Jani =Tempietto di Giano), verso Guardiagrele e
"Ugno", (omnium
= di tutti), dalla parte opposta, verso Palombaro.
Famocchiamo è
scomparso a seguito della formazione dei "serroni" o
calanchi, nella valle
del Laio. Gli abitanti di Ugno, invece, si ritirarono
intorno al 1300 quasi
tutti a Penna e qualcuno nei centri vicini. Rimane oggi il
sito completamente
disabitato detto "Piana d'Ugni", ricco di frammenti
dell'antica civiltà,
in particolare terraglie dell'epoca romana e numerose tombe.
Nel III secolo
a.C.,
i Romani sottomisero al loro potere tutto il territorio
abruzzese e quindi
Pennapiedimonte. I Romani, appena ebbero preso possesso di
queste terre,
anzitutto imposero le loro leggi e i loro costumi e poi
portarono a Pennapiedimonte
eserciti, pastori e coloni in stabile dimora. Consolidarono
il paganesimo
e poi il Cristianesimo e posero nuovi nomi ai temton
corconvicini. Infatti
Pennapiedimonte, che allora si pronunciava Pinna (latino) la
chiamarono
"Pinna dei Frentani"; l'antichissimo Caprafico, fu chiamato
"Roma Frentana";
l'attuale "Piano di Casoli" fu chiamato "Piano la Roma"; il
vicino fiume
di Casoli divenne fiume Aventino; sulla montagna di
Pennapiedimonte località
oggi "Piano la Civita", fu fondato un villaggio chiamato
"Civitas Pinnae"
dove furono stanziati pastori romani. A Pennapiedimonte
stessa, nei pressi
della piazzetta Garibaldi, costruirono "la torre Romana",
ancora in piedi.
Questa torre aveva il compito di fungere da fortezza, come
la "piazzaforte"
della piccola Roma Frentana (Caprafico) e serviva per uffici
di comando,
da magazzino e da osservatorio. Inoltre, nel 1932 nel
Vallone di Selva
Romana, fu ritrovata una moneta di Roma in bronzo del III
secolo a. C.,
un "Triente".
Nel 1982 in
località Fontana, nei pressi dell'attuale
cimitero, é stata riportata alla luce una Necropoli Italica
con tombe
e reperti databili fra il IV e V sec. A.C. L'Impero Romano
decadde, vennero
le invasioni barbariche, le dominazioni straniere, le
guerre, i saccheggi,
le stragi e le persecuzioni di ogni genere ed anche Penna
che, pur trovandosi
lontano da strade di passaggio e sperduta tra i boschi, ebbe
a sopportare
molte angherie e soprusi. Fu allora che tutta la popolazione
Pennese, sparsa
per borgate e campi, fu costretta ad abbandonare ogni cosa e
rinchiudersi
dentro Pennapiedimonte, considerata "Castellum natura
munitum" (castello
creato dalla natura), che offriva una certa sicurezza e
possibilità
di essere uniti per la difesa. Ancora oggi, la parte bassa
del paese viene
chiamata "Castello" pur non essendoci stata mai ombra di
castello in quei
paraggi.
Questo stato di
cose
durò per quasi tutto il medioevo e fu così che, eccetto
Penna,
tutte le antiche borgate coi relativi insediamenti
scomparvero. Famocchiano,
che era diventato un grosso borgo, fu smembrato e frantumato
anche a causa
degli spettacolari "serroni" o "calanchi" venuti fuori in
seguito a violenta
trasformazione del terreno alle sorgenti del "Satrosso".
Ugno rimase in
parte in piedi fino al 1300, quando fu abbandonato
definitivamente per
mancanza di fortificazioni, per franamenti e per enorme
sviluppo di formiche.
Così dicasi
per "Civitas Pinnae" e per il "Borgo Lucina".
Fu soltanto verso
il 1400-1500, quando, tornata un po' di libertà, fu
possibile di
nuovo uscire all'aperto e tornare a vivere sulla terra; così
sorsero
nuove borgate e nuovi casolari e, naturalmente, essendo in
pieno Cristianesimo
e dato l'atavico carattere religioso dei Pennesi, si
crearono in queste
nuove borgate chiesette, cappelline ed altari.
Qualcuna sorse
sulle
rovine degli antichi tempietti pagani, altre furono create
di nuovo. Queste
entità raggiunsero il numero di sette e venivano chiamate
"le sette
Comunità religiose di Penna". Queste comunità erano semplici
associazioni che tenevano uniti i paesani intorno ad una
entità
religiosa. Ma, dopo un paio di secoli, data la poca
consistenza di queste
costruzioni, anch'esse andarono quasi tutte in rovina e si
disfecero; soltanto
quella del centro è rimasta in piedi fino ad oggi.
Tuttavia, mentre
quelle
si disfacevano, altre borgate sorgevano con costruzioni più
solide
e comode come Pisavini, Capolegrotti e Vicende; queste si
ingrandirono
e continuano a vivere.
@ Comunità Montana della
Maielletta zona
"P" Pennapiedimonte, Guida lnterattiva al Territorio,
Aprile 2000.
Realizzazione "Creative
Multimedia" Chieti.